Riprendo la Storia
LEZIONI RECITATE
4 prime nazionali in 4 castelli di Langa - settembre/ottobre 2018
Scopri i Vincitori del "Premio Lezioni recitate"
4-5-6 settembre 2018 Polo del 900, Torino (ingresso libero e gratuito)
Formazione storica per gli attori, frequentabile dalla cittadinanza
Dal 10 al 14 e dal 17 al 21 settembre 2018, dalle 9.00 alle 17.30
Polo del 900, Torino (ingresso libero e gratuito)
Creazione teatrale pubblica: prove frequentabili dalla cittadinanza
Le anteprime delle Lezioni recitate a Torino
Le prime nazionali nei castelli in Langa
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Dopo il lavoro di creazione pubblica di settembre presso il Polo del ‘900 a Torino, debutteranno in Langa, in prima nazionale, le nuove Lezioni Recitate, nate nell’ambito del “Riprendo la storia – Conflitto lavoro e migrazione dalle Langhe al mondo”, ascrivibili a diverse discipline e riconducibili ai temi del conflitto, del lavoro e della migrazione.
Le nuove “Lezioni recitate” sono il frutto di un laboratorio storico-teatrale per attori organizzato dalla Compagnia Marco Gobetti, insieme all'Istituto di studi storici Gaetano Salvemini e all'Associazione Turismo in Langa: si giunge a questi debutti nazionali – che seguono le anteprime a Torino - tramite un percorso di formazione storica e creazione pubblica, che gli attori hanno condiviso con gli studenti e con la cittadinanza. Un percorso che ha permesso a tutti di scoprire come un attore giunga a recitare un testo preparato da uno storico, cui dà corpo, voce, interpretazione… E come l’attore, per farlo, accetti il rischio di fallire creando pubblicamente.
Ingresso libero e gratuito. Per prenotazioni agli spettacoli (fortemente consigliate in quanto i posti sono limitati): info@turismoinlanga.it
Il 20 ottobre 2018 alle 16.30 il Castello di Mango ospiterà la Lezione recitata – "MERIDIONE, LAVORO, MIGRAZIONE, GUERRE ED ESILIO: SALVEMINI E I CONFLITTI DEL ‘900" di Leonardo Casalino (Storia), con Marco Gobetti. Lo spettacolo sarà libero e gratuito. A seguire, possibilità di breve visita guidata e degustazione (a pagamento, su prenotazione scrivendo a info@turismoinlanga.it).
La lezione racconta come Gaetano Salvemini fu capace di costruire la propria personalità nella lotta caparbia contro le forze avverse che via via lo contrastavano; e di come, in questo senso, la sua vita si possa scandire in tre “fasi”: dopo la scomparsa di tutta la sua famiglia nel terremoto di Messina; quando il fascismo cominciò a perseguitarlo; quando nel 1925 fu costretto ad abbandonare l'Italia.
La lotta per i diritti dei contadini meridionali, la costruzione della loro alleanza con gli operai del Nord, la denuncia del malaffare e della corruzione nel Sud del paese; tutti temi che congiungono la vita e l'opera di Salvemini a quella di Alessandro Leogrande, scrittore e giornalista del nostro secolo, anche lui pugliese: studioso di Salvemini, Leogrande ha descritto le nuove forme del caporalato in Meridione.
Leggere Salvemini per capire Leogrande, dunque, e viceversa.
La lezione dipana un filo rosso che – attraverso l’interesse per l’educazione, l’autonomia, l’utopia e della lotta per la libertà – lega Gaetano Salvemini a Carlo Pisacane e ai fratelli Carlo e Nello Rosselli, e che scorre, attraverso Emilio Lussu e Franco Antonicelli, sino appunto ad Alessandro Leogrande; e a tutti coloro che hanno avuto e avranno la forza di tenere insieme pensiero e azione.
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Il 27 ottobre 2018 alle 16.30 il Castello di Sanfrè ospiterà la Lezione recitata –"ENEA PROFUGO" di Franco Pezzini (Letteratura), con Andrea Caimmi. Lo spettacolo sarà libero e gratuito. A seguire, possibilità di breve visita guidata (a pagamento, su prenotazione scrivendo a info@turismoinlanga.it).
Ai nostri giorni di fronte a immagini di colonne di profughi, sensi d’identità minacciate, difficoltà di integrazioni culturali, crisi economica e crisi climatica, è ricorrente la sensazione di trovarci davanti a una situazione inedita, per cui non saremmo dotati di categorie adeguate: ed è provocatorio pensare che invece proprio i grandi poemi alla base della cultura occidentale già evochino un quadro di situazioni e di problemi non troppo dissimile. E se non ci forniscono risposte preconfezionate, aiutano a ragionare su quale categoria-futuro pensiamo di ridisegnare tutti assieme.
Nata su commissione di un principe ambizioso per celebrare una nuova età dell’oro, l’Eneide si sviluppa nel segno di una ben più profonda ricerca interiore, che resta incompiuta per la morte di Virgilio ma forse anche per l’impossibilità di conciliare presupposti ed esiti. La lettura trionfalistica e grevemente ideologica di grande poema imperiale con cui verrà pubblicata contro la volontà dell’autore, e spacciata ancora per lungo tempo come interpretazione unica, si confronta in realtà con un quadro piuttosto diverso sottostante, e con un disagio dove la crisi di Virgilio si specchia in quella del tempo remoto del suo eroe. Lontano da ogni caricatura di marmo, Enea col suo popolo è un profugo allo sbando nel più grave collasso di sistema del mondo antico, quello che travolge l’età del bronzo (circa 1200-1150 a.C.): una crisi – climatica, politica, economica, culturale, religiosa – che dai Balcani al Caucaso, dall’Egeo al Nord Africa, dall’Anatolia giù per tutto il Levante e con ricadute fino al Mediterraneo occidentale vede migrazioni coatte, crolli d’imperi e nascite faticose di nuovi assetti, ibridazioni culturali improvvisamente accelerate e naturalmente recezione di tanto trauma nei miti.
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Il 3 novembre 2018 alle 16.30 il Castello di Grinzane Cavour ospiterà la Lezione recitata –"ARMARE IL CONFINE - Chiudere le frontiere per aprirsi al conflitto: retorica e propaganda dalle trincee ai tempi di Frontex", di e con Anna Delfina Arcostanzo (Antropologia). Lo spettacolo sarà libero e gratuito. A seguire, possibilità di breve visita guidata (a pagamento, su prenotazione scrivendo a info@turismoinlanga.it).
Manuale per istituire un fronte, disponendo di una frontiera.
Premessa: frontiere. Chiudere le frontiere, controllare le frontiere, presidiare le frontiere, per stare al sicuro.
Far tornare a casa, a casa loro, coloro che minacciano di usarle quelle frontiere, di usarle per passare: rimpatriarli, respingerli, trattenerli, perché non ricomincino a muoversi e attraversare frontiere. Chiudere, chiudere le frontiere, per stare al sicuro.
Chiudere e stare al sicuro. Chiudere è stare al sicuro.
Abbiamo conosciuto frontiere disegnate a caso per tagliare, per ferire la terra e chi ci passa, o per appropriarsi di terra e di chi ci vive. Frontiere fossati, frontiere tagliole. Quelle piantate dai bianchi in terre africane sono così, dritte a caso, perché la terra non sia abitata, ma posseduta, perché come una cosa che si possiede possa essere aperta o chiusa alla propria sete.
Abbiamo conosciuto frontiere smembrate con una spallata, perché non si era stati capaci di chiuderle abbastanza forte; arretravano, quelle, morto dopo morto, insieme agli uomini a cui era stato comandato di difenderle. Altre sono state spazzate via con la mano, come vecchie ragnatele quando si deve passare e altre ancora sono andate a riempire di check point le terre sacre degli uomini, ché non ci entrassero più, di nascosto, gli dei. E gli dei, infatti, lì non c’entrano più.
Abbiamo conosciuto frontiere fatte da predoni per recintare i padroni di casa e frontiere che hanno risolto con un muro i flussi delle alternative. Frontiere fatte per essere chiuse e per potercisi chiudere.
Perché bisogna chiudersi nelle frontiere, per stare al sicuro, per fare fronte alla paura.
Eppure ci sono cose a cui, a volte, devi aprirti, se vuoi stare al sicuro, come le mani, come le frontiere.
Quelle volte, le frontiere vanno praticate, non chiuse, perché è attraverso di loro che scorre il flusso delle alternative, che garantisce la sopravvivenza dell’umano.
E tu? Hai abbastanza paura per chiuderti dentro una frontiera come un topo spaventato? Per trasformarla in un fronte, nel tuo personale fronte di guerra? Perché le guerre non si fanno senza popoli pieni di paure, senza popoli che abbiano rinunciato ad affacciarsi a una frontiera, lasciandosi convincere che era più sicuro star ben chiusi dietro a un fronte.
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Per finire il 10 novembre 2018 alle 16.30 il Castello di Barolo ospiterà la Lezione recitata – "CONFLICT ARCHAEOLOGY – Quel che resta della Grande Guerra" di Valentina Cabiale (Archeologia), con Giuliano Comin. Lo spettacolo sarà libero e gratuito. A seguire, possibilità di breve visita guidata (a pagamento, su prenotazione scrivendo a prenotazioni@wimubarolo.it).
La Conflict Archaeology (“Archeologia dei conflitti”) è una disciplina, diffusa dagli anni ’90 del XX secolo, che ha come obiettivo lo studio dei conflitti (antichi e moderni) attraverso le tracce materiali da essi generati. I resti materiali della Prima guerra mondiale sono innumerevoli: trincee, campi di battaglia, rifugi sotterranei, imponenti tracce di modificazione del paesaggio; nonché gli oggetti e i resti umani ritrovabili in quei contesti. Nella lezione recitata CONFLICT ARCHAEOLOGY - Quel che resta della Grande Guerra, partendo dall’analisi di un “reperto archeologico” della Prima guerra mondiale, un paio di soprascarponi in paglia utilizzati dai soldati durante i turni di guardia nella postazione austriaca di Punta Linke (oggi in Trentino, nel gruppo Ortles-Cevedale, a 3629 m di altitudine), si raccontano il senso di questa archeologia del moderno e i metodi per giungere “dalle cose agli uomini”, da una conoscenza emotiva alla ricostruzione storica. L’interpretazione del passato è sempre indissolubilmente legata al nostro modo di essere nel presente. Il ritrovamento di corpi di soldati morti durante la Grande Guerra, non raro nei contesti alpini d’alta quota a causa dello scioglimento dei ghiacci, mette in particolare evidenza i nostri legami con il conflitto e con i meccanismi che guidano la comprensione di quel particolare passato.
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I testi delle quattro nuove lezioni recitate sono riuniti nel volume Conflitti, lavoro e migrazioni - Quattro “Lezioni recitate”, di Anna Delfina Arcostanzo, Valentina Cabiale, Leonardo Casalino, Franco Pezzini - A cura di Marco Brunazzi e Marco Gobetti – Edizioni SEB27, Torino 2018